“ Il 28 Agosto (2007) hanno trovato morto a Ponza, nel Tirreno, Alessandro Alborghetti, un ragazzo di 42 anni che fino a due anni fa abitava a Ponteranica. Faceva lo skipper sulle navi, e si è schiantato di notte sugli scogli con un gommone. Amava tantissimo il mare e le barche, e per raggiungere il mare era andato via di casa. Non voleva legami, aveva lasciato una ragazza che amava e che lo amava perché aveva paura di mettere radici...il padre di Alex (lo chiamavano così) se ne era andato via di casa quando lui e i suoi fratelli erano piccoli, e lui era cresciuto con la convinzione di non volere una famiglia e dei figli, forse perché inconsciamente credeva di non essere in grado di essere diverso da suo padre. Lei non era stata in grado di fermarlo e non aveva avuto il coraggio di seguirlo. Ed ha saputo della sua morte per caso, guardando il telegiornale alla T.V. E’ sposata, ha due figli, è una donna forte con un carattere duro. E’ andata al suo funerale, ha rivisto amici comuni e adesso è in crisi. Perché quando lui è scappato si amavano. Ma nessuno dei due aveva voluto lottare veramente per il loro amore. E adesso un amico le ha detto che lui aveva avuto altre donne, ma che fino alla fine in esse aveva rimpianto solo lei … E lei ora rimpiange di non avere insistito abbastanza per trattenerlo, di non aver provato forse abbastanza a fargli cambiare idea, di non avere avuto il coraggio di seguirlo. Quella ragazza ora è una donna, ed è mia sorella …”
Queste parole le avevo scritte insieme ad altre un anno fa all’uomo dei miei sogni in una delle solite lettere che scrivevo per capire…….capire perché non riuscisse ad accettare e a ricambiare il mio amore.
E ritorno di nuovo al mio eterno dilemma: cos’è l’amore? Perché ci si innamora?
Un anno, due giorni fa era un anno che Alessandro è morto…… e lei è in crisi, dopo un anno è ancora in crisi! Perché? Ha una vita normale, una famiglia normale. Perchè è è ancora in crisi? Cos’è che rende un amore speciale, unico, indimenticabile? Il rimpianto? Il non averlo vissuto? Il non avere provato veramente come sarebbe stato? Sarebbe sopravvissuto se fosse andato avanti, nella quotidianità dei gesti, delle abitudini, delle azioni monotone dell’esistenza, di questa vita piatta ma esagitata che ci risucchia con il ritmo ossessivo-compulsivo della sua quotidianità fatta di atti ripetuti fino allo spasimo?
E quindi, di riflesso, come si uccide un amore che non vorresti più provare? Basterebbe viverlo? E’ solo quello che non possiamo avere che ci attira come falene ammaliate dalla luce? Ultimamente ho parlato con un sacco di persone più o meno giovani e non ho ancora trovato chi stia vivendo una storia d’amore felice, veramente serena e appagante. Sapete dove l’ho visto il vero amore? Negli occhi di coppie di anziani, cresciuti forse in un tempo in cui i sentimenti si provavano veramente, dove certi valori si trasmettevano ai figli nella quotidianità di una vita fatta di scelte sofferte e di rinunce che si potevano superare solo appoggiandosi veramente l’uno all’altro, dando oltre che prendendo, temprando la forza dei sentimenti con l’accettazione di voler affrontare insieme la lotta quotidiana dell’esistenza ed uscendone vittoriosi solo perché la si era affrontata uniti…
Io non voglio più vivere un amore fatto di rimpianti. Voglio provare questo tipo di amore. Voglio vivere con il mio uomo al mio fianco, dormire con lui, svegliarmi tra le sue braccia, annoiarmi, ridere, sognare, sperare, piangere, godere, arrabbiarmi, crescere, invecchiare, soffrire, litigare, fare pace, ma VIVERE la quotidianità delle emozioni con lui. E so che prima o poi lo troverò… o forse, senza saperlo, cammina già accanto a me …