Compartimenti stagni. Ecco cosa era la sua vita.
Una serie di compartimenti stagni.
Uno per la famiglia.
Quello più importante,
quello che lo teneva al riparo dentro un bozzolo protettivo
ma che in fondo gli impediva di crescere…
come una splendida crisalide
imprigionata in una ragnatela
che non gli avrebbe permesso di diventare farfalla.
Poi c’era quello degli amici.
Forse un poco più elastico.
Ma anch’esso scandito da regole fisse,
da abitudini costanti e ripetitive.
Che lui chiamava “voglia di essere libero”
Ma ugualmente chiuso, statico ed ermetico.
E poi c’era quello in cui teneva lei.
Il più lontano, il più “rigido”,
con spigoli duri e taglienti.
Il meno importante.
Anche se lui negava.
Anche se lui non lo ammetteva…
nemmeno con sé stesso.
Il più difficile da gestire,
perché per quanto lui si affannasse a ripararne le crepe…
il più soggetto a sfuggire al suo controllo.
E prima o poi si sarebbe incrinato definitivamente,
e lei sarebbe riemersa all’aria e alla luce.
Lei non poteva vivere nell’ombra,
chiusa dentro una scatola buia.
L’amore ha bisogno di aria, di luce,
di verità e di fiducia per crescere.
L’amore non si può chiudere in una scatola
da aprire quando non si hanno altri impegni.
All’ombra di menzogne e cose non dette,
l’amore muore.
E se lui non avesse accettato finalmente
di vivere una sola vita…
avrebbe scoperto anche troppo presto
che viverne troppe è faticoso,
e alla fine si finisce per non viverne bene nessuna.
E a qualcosa bisogna rinunciare…
non si può avere sempre tutto.
E se voleva rinunciare a lei…
facesse pure, lei non avrebbe reagito.
Ma questa volta non si sarebbe fermata ad aspettarlo.
Questa volta non l’avrebbe lasciato tornare…
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