Per arrivare a ciò è necessario, innanzitutto, sviluppare una sana relazione terapeutica in cui vi sia accettazione, rispetto e comprensione empatica del paziente, della sua storia e dei suoi problemi.
In questa fase è utile educare il paziente alla depressione, possiamo spiegargli che cosa è , che la visione negativa che ha di se stesso e del mondo non è realistica ma è conseguenza del momento depressivo che sta attraversando e che gli episodi depressivi migliorano e poi finiscono.
Poi, si potrà iniziare un’accurata analisi funzionale dei pensieri automatici che vengono messi in atto in diverse situazioni di vita del paziente. Si parte da un evento, si fanno esplicitare tutti i pensieri che al paziente vengono in mente circa quella situazione e si collegano le emozioni ( si può utilizzare la scheda ABC).
In questo modo il paziente diventa più consapevole dei suoi pensieri automatici e irrazionali e lo psicologo avrà la possibilità di lavorare direttamente su essi attraverso domande che mirano a dimostrarne l’incongruenza e l’esistenza di altri modi di percepire la realtà.
Parallelamente a questo lavoro si può spingere il paziente a ridurre le sue ore passate in sedentarietà aumentando i contatti sociali, uscendo con amici, impegnandosi in nuove attività.
Se il paziente è resistente a ciò gli si può spiegare che sperimentarsi nei rapporti d’amicizia e in nuove situazioni è utile per continuare a lavorare sui pensieri automatici così come viene fatto in seduta.
Per questo possiamo chiedergli di tenere un diario su cui appuntare tutti i suoi pensieri ed emozioni sorti in contesti critici eppoi discuterne insieme.
Nei primi periodi può essere utile utilizzare un’agenda su cui scrivere tutti i compiti da svolgere nella giornata.
Si parte sempre da pochi e semplici compiti, in modo che il paziente non senta immediatamente il senso dell’inadeguatezza e della sconfitta.
Successivamente si potrà passare a compiti più complessi e in questo caso si attuerà una discussione razionale che ha lo scopo di preparare il paziente ad affrontare difficoltà, imprevisti o, eventualmente, sconfitte. Gli si può chiedere quali sono le sue previsioni sul compito da svolgere, se si tratta di previsioni realistiche o idealistiche. Cosa potrebbe pensare se il risultato non sarà quello aspettato. Si può chiedergli di fare una lista di tutte le problematiche a cui potrebbe andare incontro e una lista di tutte le soluzioni possibili e si possono individuare le soluzioni che appaiono più idonee.
Queste sono strategie che migliorano il senso di autoefficacia del paziente: con il tempo imparerà a concedersi dei riconoscimenti e dei meriti, imparerà a stimare in modo più reale successi e fallimenti, riconoscerà le sue abilità e i suoi limiti e migliorerà le sue capacità di coping .
L’aumento di autoefficacia comporta un aumento del livello di autostima: Il paziente si sentirà più fiducioso in se stesso, si accorgerà che non è l’artefice solo dei suoi insuccessi ma anche dei suoi successi. Sentirà che “non essere perfetto” fa parte della condizione umana e che si può essere ugualmente meritevoli d’amore.
Il paziente lamenta tristezza profonda, malinconia, angoscia, senso di vuoto e inutilità, sentimenti di perdita e lutto. Tutto appare irrisolvibile, insormontabile, grigio e tetro. Anche la percezione del tempo si modifica: le ore, le giornate sembrano non passare mai “tutto è fermo, immutato, senza possibilità di cambiamento”. Riferisce di non provare più affetto per nessuno e si sente in colpa per questo. Spesso è colto da crisi di pianto o, al contrario vorrebbe piangere ma non riesce a farlo.
Il depresso perde interesse per il cibo. Riferisce di non gustare i sapori, di sentire l’addome gonfio e la bocca secca e amara. Può accadere anche l’esatto contrario, ossia può mangiare ossessivamente (iperfagia) quasi come per riempire il suo senso di vuoto.
Si manifesta una riduzione dei movimenti spontanei, un impoverimento della mimica che può portare ad un aspetto inespressivo. Il linguaggio non è più fluido, è monotomico e scarso di contenuti e idee, le risposte sono brevi.
Il paziente si definisce sempre stanco, sente difficile e faticoso intraprendere qualsiasi azione.
Il depresso tende sempre a svalutarsi, a disprezzarsi a sentirsi inadeguato; rumina incessantemente sulle sue colpe e sulle sue incapacità. Prova forti sensi di colpa e si giudica indegno per la sua incapacità di guarire, per il suo egoismo e per la sua pigrizia.
Si possono verificare disturbi dell’attenzione e della memoria. Il paziente non riesce a mettere insieme le idee e, di conseguenza, è incapace di prendere qualunque decisione. Ha difficoltà a concentrarsi per individuare strategie e soluzioni, lamenta di sentire la testa vuota e di stancarsi facilmente se impegnato in compiti che richiedono attenzione sostenuta.
I sintomi fin qui esposti possono essere presenti in modo più o meno grave nelle diverse forme di depressione, le quali sono:
Il paziente ha un’opinione negativa di se stesso: si considera non amabile, non gradevole, non intelligente, senza valore. Ritiene di aver commesso numerevoli errori e di aver rovinato la propria vita. Fa attenzione e ricorda solo gli insuccessi, gli eventuali successi sono attribuibili a fortuna o a cause non dipendenti da lui. Non riesce a godere delle cose belle che la vita gli offre perché ritiene di non meritarle e di non esserne degno. Ogni lavoro che svolge è criticabile e il pensiero che lo accompagna è: “dovevo fare meglio”. Pretende da se stesso “solo” la perfezione.
Il depresso è eterocommiserativo, cinico, non ha fiducia negli altri. Ritiene che nessuno può amarlo davvero e se qualcuno mostra affetto per lui è solo per secondi fini. Non riesce a cogliere aspetti amichevoli nel comportamento altrui, nota solo gli atteggiamenti che, secondo la sua opinione, sono segno di disapprovazione.
Il futuro offre solo prove e situazioni che lui non riuscirà mai a fronteggiare. La sua condizione da depresso rimarrà per sempre tale e nessuno sforzo servirà davvero. Non esistono aspettative nel futuro del depresso.
Per prevenire le ricadute si possono consigliare incontri di follow-up con cadenza dapprima mensile eppoi sempre meno frequenti, lo svolgimento di una regolare attività fisica che tende a mantenere alto il tono dell’umore, letture di auto-aiuto sull’argomento.