mercoledì 25 marzo 2009
Sospesa
Non ero arrabbiata, sai? Ero solo triste... infinitamente triste… e stanca. Perché quando arriva quel tono di stasera, so che qualsiasi cosa dirò verrà usata contro di me. E allora ho imparato che è meglio tacere piuttosto che sentirti dire cose che mi spaccherebbero il cuore, perché quando ti arrabbi poi reagisci così. Quindi adesso non ti telefonerò, non ti manderò messaggi né ti correrò dietro come faccio di solito. Perché non è giusto. Perché sono stanca. Perché ieri hanno operato mio padre e stiamo aspettando l’esito della biopsia. (Stasera ha la febbre ed io sono preoccupata ma spero comunque che vada tutto a posto.) Perché è un periodo difficile al lavoro ma resisto e ingoio continuamente rospi in silenzio perché ho due figli da mantenere ed il mio orgoglio devo metterlo sotto le scarpe. Perché arrivano il cambio di stagione e l’ora legale ed io in questo periodo non sto bene. Il mio sistema nervoso va in tilt, ma non voglio più prendere pastiglie. Perché tu mi manchi da morire, ed anche se ci provo in tutti i modi a resistere, stare tutta la settimana senza di te mi fa male… certe volte è proprio deprimente pensare di essere meno desiderabile di una serata in compagnia di Sky… quello che ho da te in fondo sono meno di ventiquattr’ore tra sabato e domenica appiccicati come cozze (e guai a fermarti mezz’ora in più! Scherzi cambiare abitudini? Tutto preciso, tutto calcolato, tutto sempre FISSO)… poi torni alla tua vera vita e durante la settimana qualsiasi cosa ti interessa più di me… stasera io non avevo detto niente, hai detto tutto tu… “ECCO TU ADESSO PENSI: NON HAI TEMPO PER VENIRE DA ME MA PER ANDARE DA LORO SI”… l’hai detto tu, non io... ma fa male pensare che possa essere la verità… se io ti vedessi di più, non mi peserebbero così tanto le tue assenze. Ma io, a parte il week end, vivo galleggiando nell’attesa di te… quando ci vediamo, sei bravissimo ad avvisarmi per tempo di quando non ci sarai perché avrai degli impegni, ma non c’è mai stata una volta in cui hai scelto spontaneamente di dedicarmi, magari a sorpresa, una serata in più…di “cambiare” gli schemi della tua routine…(a volte mi viene il dubbio che senza schemi tu non sappia vivere…) E adesso verrà la bella stagione ed anche la bici tornerà prima di me… sai non mi importerebbe nemmeno se tu ci andassi tutte le domeniche mattina, se al pomeriggio non scappassi sempre alla stessa fottuta ora…se mi restituissi il tempo che ti riprendi… ma il tempo che non ti respiro, chi me lo ridà? Forse per te il tempo scorre in un modo diverso dal mio, ma io ho quarantasette anni, non venti… e per quanto uno si senta giovane dentro, il tempo non è relativo e una vita non dura più del tempo che il destino le ha riservato alla nascita. E tutto quello che non vivo adesso, attimo per attimo, è perso per sempre e non tornerà mai più… e a volte sono davvero stanca di NON vivere. E se ripenso che potrebbe tornare il periodo in cui dormivi da me e al mattino scappavi alle nove per andare in bici, mi viene un magone, ma un magone dentro…
E rendermi conto che dopo due anni ancora non ti fidi di me, che ancora non riesci a trovarmi un posto nella tua vita fa male… ma è la verità. Io non faccio “davvero” parte della tua vita, e forse non ne farò parte mai. Prima ci sei tu, poi la tua mamma, poi il Cesare, poi tua sorella, poi tuo nipote, poi i tuoi amici, poi la palestra, poi la bici, poi Sky… poi… io? Ed intanto il tempo scorre, ed io continuo a sopravvivere invece di vivere, a lasciarmi calpestare e ad accettare tutto senza reagire per paura di perdere le persone che amo… e non so fare altro che piangere in silenzio… e a continuare a farmi del male. Purtroppo mi rendo conto benissimo che con te non scalerò mai quella dannata piramide, non dico fino in cima, ma riuscissi almeno a salire sul secondo gradino! Ed invece a volte mi sento in bilico persino sul primo…Ma sono un po’ stanca di accontentarmi delle briciole… perché non è giusto, perché non lo merito… perché fa male… vivere sempre sospesa nella speranza che un giorno tu ti innamori DAVVERO di me…
martedì 24 marzo 2009
Tiziana De Poli - Preferirei
Preferirei
parlare con te
dei tuoi pensieri più sereni,
dei tuoi umori più tormentati.
Preferirei
farti guardare le cose
attraverso i miei occhi
e farti sognare il sogno di un sognatore.
Preferirei
averti sempre al mio fianco
con la certezza
di trovarti in ogni momento.
Preferirei
non vederti mai adirato
perché il tuo non stare
è anche di riflesso il mio.
Preferirei
toccarti le mani
e le pieghe del viso
perché troverei in ogni momento
la strada giusta dei tuoi desideri.
Preferirei
per una volta
non scrivere
e parlarti come so fare
per donarti quella parte di me
che vorrei fosse solo tua.
domenica 22 marzo 2009
Weekend di Primavera
Saranno passati più o meno vent’anni. Vent’anni, dall’ultima volta che ho messo un paio di sci ai piedi. Ma il mio Amore questo fine settimana se ne andava in montagna con gli amici a sciare, e la scelta era…lasciarlo andare e starmene a casa tre giorni da sola spasimando per lui… o riprovare a mettere ai piedi quei dannati pezzi di legno… ovviamente buona la seconda, mi sono detta! Gli scarponi sono miracolosamente riapparsi da uno scatolone in garage, gli sci me li ha prestati il mio tesoro e nella tuta ci stavo ancora, anche se strizzata come una sardina (e si, le mie forme con gli anni sono leggermente “lievitate” ma non era proprio il caso di rinnovare tutta l’attrezzatura senza prima sapere se ce l’avrei fatta a durare più di 15 minuti… visto che sono pure una pigrona incallita e l’unico sport che ho praticato per tutto l’inverno sono state le passeggiate serali con il cane…) Venerdì mattina il suono della sveglia mi ha strappata al tepore dei sogni alle 6 (sigh!). Lui era già li, che dormiva al mio fianco, visto che la strada verso il Trentino Alto Adige, meta del nostro viaggio, è più corta partendo da casa mia. Piazzati i figli sulla corriera che li avrebbe portati a scuola (il week-end l’hanno passato dal padre), alle 6,30 eravamo già in viaggio. Nessuna sosta, un’unica grande tirata fino alla meta. E poi… tutta la mia fifa si è magicamente dissolta alla prima discesa, quando ho capito che sciare è come andare in bicicletta: una volta imparato non lo si scorda più!
Ovviamente, non essendo allenata, sia venerdì che sabato sono riuscita a stare in pista solo per periodi limitati, (al mattino eravamo in fila all’apertura degli impianti, ma dopo le sostanziose libagioni dell’una le mie gambe si rifiutavano decisamente di rimettersi in moto. Ma il cielo era meravigliosamente azzurro e sereno, le piste splendidamente innevate, l’albergo estremamente confortevole e la sala relax dove passare il tardo pomeriggio a riprendersi dalla fatica mattutina accogliente e rilassante… Cielo ragazzi, quanto tempo era che non mi facevo una vacanza così! E adesso sono qui, lui è tornato a casa sua ed io mi rendo conto che domani sarà lunedì e dovrò tornare al lavoro… quasi quasi mi viene da piangere. Avete presente quelli della pubblicità delle crociere? Più o meno così, un groppettino in gola, un po’ di malinconia, un piccolo rimpianto…
domenica 15 marzo 2009
Guarda i miei occhi - rubata dal web
Guarda i miei
occhi
e non temere
di oltrepassare il mio sguardo.
Osservami dentro
e non aver paura
della confusione che troverai.
Apri il mio cuore
e non spaventarti
del fuoco e del mare:
sono la passione e le lacrime
del mio amore per te.
Quando tu non sei con me
mi sento inguaribilmente sola
ma non appena ti penso
ti sento vivere dentro di me
ed è come averti sempre addosso...
Alexia e Mario Lavezzi - Biancaneve
Azzurra come la felicità la vita mia va, come una vela
ed ogni giorno è una fetta si sa quasi a metà questa mia mela
tu sola puoi spostare sai il limite facendo diventare me un principe.
tu sola puoi spostare sai il limite facendo diventare me un principe.
Biancaneve vuoi dirmi chi è?
Lo sai anche tu centra poco con me
forse una strega mi sento semmai
si addice di più lo pensi anche tu
ma guarda questi occhi miei, ti bruciano…
senti queste mani mie, ti incendiano…
Giuro che ti mangerei a morsi ti divorerei,
con molto gusto, amore
giuro che ti abbraccerò di baci ti soffocherò
per farti mio, amore.
Lo sai anche tu centra poco con me
forse una strega mi sento semmai
si addice di più lo pensi anche tu
ma guarda questi occhi miei, ti bruciano…
senti queste mani mie, ti incendiano…
Giuro che ti mangerei a morsi ti divorerei,
con molto gusto, amore
giuro che ti abbraccerò di baci ti soffocherò
per farti mio, amore.
Senza te, senza te, senza te,
senza te, ma dove vado, amore?
Giuro non ti pentirai
il paradiso sono io, si proprio io
la strega che vuoi,
meravigliosa strega che tu vuoi.
senza te, ma dove vado, amore?
Giuro non ti pentirai
il paradiso sono io, si proprio io
la strega che vuoi,
meravigliosa strega che tu vuoi.
Hey Biancaneve che accade che fai?
Ti piace di più essere strega.
La grinta è grinta mi piace così
ho il fuoco nel sangue, sarò la tua droga!
Dimmi che però mi vuoi e subito
dimmi che non ce la fai a vivere.
Senza me, senza me, senza me
senza me, ma dove vai, amore?
Giuro che ti abbraccerò
di baci ti soffocherò
per farti mio, amore.
Presto tu ti accorgerai
che Biancaneve strega hai
come mi vuoi, amore.
La grinta è grinta mi piace così
ho il fuoco nel sangue, sarò la tua droga!
Dimmi che però mi vuoi e subito
dimmi che non ce la fai a vivere.
Senza me, senza me, senza me
senza me, ma dove vai, amore?
Giuro che ti abbraccerò
di baci ti soffocherò
per farti mio, amore.
Presto tu ti accorgerai
che Biancaneve strega hai
come mi vuoi, amore.
Giuro non ti pentirai
il paradiso sono io, si proprio io
amore mio.
il paradiso sono io.
Voglio amarti semplicemente...
Non soffrire inutilmente...
Da oggi in poi noi due, noi due teneramente
Senza te, senza te, senza te,
senza te, ma dove vado, amore?
Giuro non ti pentirai
il paradiso sono io, si proprio io.
Amore mio
Il paradiso sono io!
il paradiso sono io, si proprio io
amore mio.
il paradiso sono io.
Voglio amarti semplicemente...
Non soffrire inutilmente...
Da oggi in poi noi due, noi due teneramente
Senza te, senza te, senza te,
senza te, ma dove vado, amore?
Giuro non ti pentirai
il paradiso sono io, si proprio io.
Amore mio
Il paradiso sono io!
giovedì 12 marzo 2009
Due anni - A Yoghi
Due anni
Settecentotrentuno giorni
Diciassettemilacinquecentoquarantaquattro ore
Un milionecinquantaduemilaseicentoquaranta minuti
Sessantatremilionicentocinquantottomilaquattrocento secondi
Caro Yoghi, di sicuro non te ne sarai ricordato,
ma io è tutto il giorno che ci penso.
Penso che oggi sia un giorno speciale
perché oggi sono esattamente due anni:
due anni fa più o meno a quest'ora....
ti ho dato le labbra per un bacio
e tu mi hai preso il cuore per la vita.
Due anni vissuti intensamente,
due anni pieni di momenti…
momenti brutti e momenti belli.
Momenti tremanti di dubbi
e momenti forti di certezze.
Momenti cupi di buio
e momenti splendenti di luce.
Momenti salati di lacrime
e momenti dolci di sorrisi.
Momenti affogati nel silenzio
e momenti farciti di parole.
Momenti malinconici come giorni di pioggia
e momenti allegri come bolle di sapone.
Momenti dolorosi come ferite aperte
e momenti felici al sapore di zucchero filato
Momenti di rabbia freddi come il ghiaccio
e momenti di serenità come limpidi cieli azzurri.
Momenti con il gelo nel cuore
e momenti brucianti del calore della nostra passione.
Ma sopra ogni cosa
momenti pieni di te e di me…
momenti pieni di noi…
e stasera come allora
ho sulle labbra il sapore di quei baci
e non scorderò mai, nemmeno per un istante,
la sensazione che ho provato
nell'istante in cui la tua anima si è fusa con la mia
ed ho capito di appartenerti per sempre.
E se allora ti è sembrato fosse troppo presto per dirlo
e hai avuto paura di credere alle mie parole
oggi posso confermartelo con assoluta certezza:
io ti amo.
tua per sempre Bubu
domenica 8 marzo 2009
Gian Antonio Stella - Corriere della sera, 8 marzo 2004
Negli occhi di tutti, scrisse atterrito il cronista del New York Times, restò l’immagine di una ragazza che, lanciatasi nel vuoto nella speranza di aggrapparsi all’edificio accanto, restò impigliata per alcuni interminabili secondi finché le fiamme le divorarono il vestito lasciandola precipitare. Forse era russa, tedesca, finlandese… Ma non è improbabile che quella poveretta fosse italiana. Come italiane erano almeno 39 (molti corpi erano irriconoscibili) delle 146 donne morte in quello spaventoso incendio in una fabbrica di camicie dimenticato dall’Italia e ricordato invece, per un equivoco storico, come l’atto di origine dell’8 Marzo. Era il pomeriggio di sabato 25 marzo 1911, quando il fuoco attaccò gli ultimi tre piani di un palazzone di Washington Place, nel cuore della metropoli americana. E ancora non è chiarissimo come la data, col passare dei decenni, sia stata «adattata» alla Festa della Donna. Ci hanno provato in diversi, a cercare di ripercorrere la storia di questa svista che ancora oggi domina gran parte dei siti Internet (prova provata: mai fidarsi della «rete») dedicati alla genesi della ricorrenza odierna. Prime fra tutti Tilde Capomazza e Marisa Ombra, autrici una quindicina d’anni fa di 8 Marzo.Storie, miti e riti della Giornata Internazionale della Donna. Studio ora ripreso dalla tesi di laurea di una giovane veneziana, Marina Senigaglia, che ricostruisce con qualche integrazione un’infinità di versioni diverse. C’è chi, come le femministe francesi degli anni Cinquanta, dice che la giornata della donna sia stata scelta «per commemorare il 50° anniversario di uno sciopero di lavoratrici tessili, brutalmente represso a New York l’8 marzo del 1857». Chi per ricordare la rivolta pacifista delle operaie di Pietrogrado, l’8 marzo 1917. Chi, come il bollettino del Pci Propaganda nel ’49, per celebrare l’8 marzo 1848, quando le donne di New York scesero in piazza per avere i diritti politici. Chi in memoria dell’incendio del 1911 (con la data sfalsata di due settimane e passa) e chi di un fantomatico incendio a Boston nel 1898. Col risultato che alla fine, a forza di passaparola e di equivoci, ne è uscito un collage, fissato nel 1954 da un fumetto del settimanale della Cgil Il lavoro (che due anni dopo pubblicherà anche una specie di fotoromanzo assai raffazzonato) in cui si è mischiato tutto: date, luogo, episodi, numero dei morti, tutto. Con la probabilità che siano stati confusi più incendi (81 nella sola New York e nel solo 1911 in fabbriche di quel tipo) compreso uno avvenuto effettivamente l’8 marzo (1908) alle scuole di Collingwood in cui erano morti 173 bambini e due insegnanti. Per non dire del caos su chi, come e quando propose per primo la fatidica data oggi legata alle mimose. Certo è che, fosse anche falso il collegamento storico, non c’è episodio nella storia delle donne più adatto a segnare un punto di svolta quanto la catastrofe alla Triangle Waist Company. Le cinquecento ragazze tra i 15 e i 25 anni che lavoravano con un centinaio di uomini e rare colleghe più anziane, negli ultimi tre piani del palazzo, alle dipendenze di Isaac Harris e Max Blanck, facevano infatti una vita infame. Una sessantina di ore di lavoro la settimana (l’anno prima un grande sciopero durato mesi aveva strappato un orario di 52 ore, ma lì non era applicato), straordinari sottopagati, spazi ridotti, sorveglianza feroce. Come accade con certi contratti anomali di oggi (della serie: nessuno inventa mai niente) i padroni avevano infatti affidato tutto, con una specie di subappalto interno, a una rete di caporali ciascuno dei quali gestiva e pagava sette operaie, che faceva marciare a ritmi elevatissimi. Incidenti sul lavoro a catena. Tutele sindacali zero. Porte sbarrate dall’esterno perché le ragazze non si allontanassero. Il posto giusto per gli ultimi degli ultimi: gli ebrei e gli immigrati italiani. Mancavano venti minuti alle cinque del pomeriggio. Altri cinque e tutte le lavoratrici della camiceria si sarebbero alzate per tornare a casa, a Brooklyn. Gli impiegati degli altri uffici del palazzo se n’erano andati a mezzogiorno. Come fosse partita la prima fiammata, avrebbe ricostruito il giorno dopo il Daily Telegraph ripreso dal Corriere della Sera, non si sa. Ma in pochi istanti il fuoco attaccò i mucchi di stoffa dilagando per l’ottavo piano e avventandosi sul nono e sul decimo. Fu l’inferno. Le poverette cercarono di scendere per la scala anti-incendio ma era troppo leggera e cedette di colpo, mentre le fuggitive piombavano. Alcune riuscirono a raggiungere l’ascensore, che per un po’ andò su e giù portando in salvo alcune decine di ragazze, poi cedette di schianto: nella tromba, a fiamme domate, sarebbero stati trovati una trentina di corpi. Fu allora che New York assistette, col cuore in gola, a decine di scene che avrebbe rivisto l’11 settembre del 2001 alle Twin Towers. «La folla da sotto urlava: “Non saltare!”», scrisse il New York Times. «Ma le alternative erano solo due: saltare o morire bruciati. E hanno cominciato a cadere i corpi». Tanti che «i pompieri non potevano avvicinarsi con i mezzi perché nella strada c’erano mucchi di cadaveri». «Qualcuno pensò di tendere delle reti per raccogliere i corpi che cadevano dall’alto», scrisse il Daily, «ma queste furono subito strappate dalla violenza di questa macabra grandinata. In pochi istanti sul pavimento caddero in piramide orrenda cadaveri di trenta o quaranta impiegate alla confezione delle bleuses». «A una finestra del nono piano vedemmo apparire un uomo e una donna. Ella baciò l’uomo che poi la lanciò nel vuoto e la seguì immediatamente». «Due bambine, due sorelle, precipitarono prese per la mano; vennero separate durante il volo ma raggiunsero il pavimento nello stesso istante, entrambe morte». Forse erano Rosaria e Lucia Maltese, forse Bettina e Francesca Miale, forse Serafina e Sara Saracino… Erano centinaia, le ragazze e le bambine italiane che lavoravano lì, sfruttate da quei carnefici. Centinaia. E almeno 39 identificate («da un anello, da un frammento di scarpa») più dieci ufficialmente disperse, videro finire così il loro sogno americano. I loro assassini, al processo, vennero assolti. L’8 marzo, dopo tante rimozioni, ricordiamoci anche di loro.
mercoledì 4 marzo 2009
Adriano Celentano e Claudia Mori - Il figlio del dolore
(lei)
Tu mi sfondavi col tuo corpo mentre due dei tuoi
si divertivano a tenere larghe le mie gambe
e ogni volta che spingevi con rabbia lo facevi
mentre di dentro morivo dal dolore.
Con uno straccio in bocca fermavi le mie grida
e quando poi esausto da me tu sei uscito
a turno i tuoi compagni han ricominciato
tu ridevi mentre sanguinavo.
La tua malvagità nel mio grembo morirà
poiché è proprio dal mio grembo che rinascerai
e mentre in cuor mio per sempre morirai
e come un fiore dal mio grembo tu rinascerai
Tu mi sfondavi col tuo corpo mentre due dei tuoi
si divertivano a tenere larghe le mie gambe
e ogni volta che spingevi con rabbia lo facevi
mentre di dentro morivo dal dolore.
Con uno straccio in bocca fermavi le mie grida
e quando poi esausto da me tu sei uscito
a turno i tuoi compagni han ricominciato
tu ridevi mentre sanguinavo.
La tua malvagità nel mio grembo morirà
poiché è proprio dal mio grembo che rinascerai
e mentre in cuor mio per sempre morirai
e come un fiore dal mio grembo tu rinascerai
(lui)
Tu vuoi far nascere colui che giudicherà
chi violentò la madre sua nel giorno che lo concepì
io guardarlo non potrò se un dì mi chiamerà
Tu vuoi far nascere colui che giudicherà
chi violentò la madre sua nel giorno che lo concepì
io guardarlo non potrò se un dì mi chiamerà
e mi racconterà che lui è figlio mio
lui mi disprezzerà e io maledirò
lui mi disprezzerà e io maledirò
il giorno che la madre mia mi partorì
e mi abbandonerà e non avrà pietà
e mi abbandonerà e non avrà pietà
per le lacrime che io verserò...
(lei)
Tu gli racconterai che tu non eri tu
ma solo il frutto di quell'odio di chi amare non sa
Figlio mio gli dirai la mia malvagità
morì quel giorno che nascesti nascesti tu
E gli dirai che tu pagherai i tuoi crimini
Tu gli racconterai che tu non eri tu
ma solo il frutto di quell'odio di chi amare non sa
Figlio mio gli dirai la mia malvagità
morì quel giorno che nascesti nascesti tu
E gli dirai che tu pagherai i tuoi crimini
di fronte agli uomini e poi davanti a Dio
Così lui capirà che sorridere
è il seme di un amore che germoglierà..
Così lui capirà che sorridere
è il seme di un amore che germoglierà..
E l'odio finirà solamente se
gli uomini sapran risorgere dentro di se
E l'odio finirà solamente se
gli uomini sapran risorgere dentro di se
E l'odio finiràsolamente se
E l'odio finiràsolamente se
gli uomini sapran risorgere dentro di se!
domenica 1 marzo 2009
Io ti amo, ti amo, ti amo... bene…
Adesso ti scrivo. Perché sto bene, perché sto male, (il mal di testa e il raffreddore stanno peggiorando a vista d’occhio) perché sto in questo strano modo, con qualcosa che mi bolle dentro e vuole salire su, su, su e poi uscire fuori. Non so perché sto così bene con te... so solo che mi sei necessario, indispensabile, come l’aria che respiro, come il sangue che mi scorre nelle vene. Con te mi passa quella sensazione che mi sento addosso da una vita: di essere una gatta randagia…e quando mi prende quella voglia irrefrenabile di fare l’amore con te, non è sesso… il sesso non c'entra proprio per niente! E’ molto di più, qualcosa di molto più intimo e profondo…è il bisogno di sentirmi tua, la necessità fisiologica di provare quella sensazione di appartenerti totalmente che mi riempie il cuore, che mi fa stare bene, mi rassicura e mi aiuta a sopportare meglio il distacco da te quando esci dalla porta e dalla mia giornata… e momentaneamente dalla mia vita, per rituffarti nella tua. Quando io e te facciamo l’amore… dopo… è quello il legame magico, il filo indissolubile che mi lega a te… quello che mi ha tenuta aggrappata al tuo ricordo quando te ne sei andato, che mi ha fatto sperare in un tuo ritorno… TU SEI QUELLO, in quel momento io respiro la tua essenza più profonda e la tua anima, che tu metti a nudo “veramente” solo in pochi momenti. L’ho vista, l’ho assaporata la prima volta che ci siamo baciati e fin da quel primo bacio io mi sono sentita, finalmente, a casa. Tu sei la mia oasi nel deserto, il mio porto sicuro… l’appartenere a te e a te solo è inciso nel mio Dna. Tu sei il mio destino, ed io sono il tuo. Ci apparteniamo a vicenda, ci completiamo a vicenda. Se credessi nella reincarnazione direi di averti conosciuto mille vite fa, e da allora stavo solo aspettando di ritrovarti. Qualcuno ha detto: c'è una ed una soltanto altra parte di te nell'universo. E quella parte di me, per me sei tu. Non sei il primo uomo che ho amato, né il solo. Sarei bugiarda a dirlo. Ma quello che provo per te va oltre l’amore… Più ti conosco e più apprezzo la tua dolcezza, la tua bontà, l’altruismo che ti contraddistingue e che al giorno d’oggi è una qualità ormai in via d’estinzione. Il tuo dare e non tirarti mai indietro quando c’è bisogno di una mano. Mi piace prendermi cura del bambino che hai dentro, ma anche appoggiarmi all’uomo forte che mi fa sentire protetta e al sicuro (quanti uomini al giorno d’oggi aprono una porta e lasciano passare per prima una donna quando entrano in una stanza?). E più sto con te più apprezzo le mille altre sfumature affascinanti del tuo essere tu che emergono a poco a poco da dove le avevi sepolte…
Come diceva Oscar Wilde: Gli uomini per sciocca vanità vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Le donne hanno un istinto più sottile: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo. E spero con tutto il cuore che per me possa essere così. Io voglio riuscire ad essere l’ultimo amore della tua vita…
IO TI AMO, TI AMO, TI AMO... BENE…
A presto amore mio, ti aspetto
tua Bubu
Erich Fried - Soltanto non
La vita sarebbe
forse più facile
se io non ti avessi mai incontrato.
Meno tristezza
ogni volta che dobbiamo
separarci
meno paura
della prossima separazione
e di quella che ancora verrà.
E anche dopo
di quella nostalgia imponente
che quando non ci sei
vuole l’impossibile
e subito
fra un instante
e che poi
poiché non è possibile
resta turbata
e respira a fatica.
La vita sarebbe forse
più facile
se io
non ti avessi incontrato
.....
soltanto non sarebbe
la mia vita !
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